mercoledì 20 giugno 2012

CIRCUITO MONTENERO e IL SORPASSO

La "Coppa Montenero" è una storica corsa automobilistica in circuito che si disputa a Livorno fino dagli anni'20 del novecento a metà estate, e divenne famosa negli anni'30 tra i Prix Internazionali rappresentando per due volte ufficialmente il "Gran Premio d'Italia".
Il circuito con partenza dalla rotonda di Ardenza traversava il centro della città di Livorno e saliva per il colle di Montenero scalando il Castellaccio, e tra la macchia scendeva sul Romito immettendosi nell'Aurelia a Castel Sonnino in un saliscendi lungocosta che passava da Calafuria e Castel Boccale, poi percorreva il rettifilo a sud di Antignano e tornava ad Ardenza dove era l'arrivo dopo aver compiuto una percorso di circa 20 Km.
Il tortuoso percorso ripetuto per vari giri era estenuante; tormentato da oltre 100 curve, in salita misto veloci e lente a tornanti, ed in discesa velocissime, in rapida sequenza, a slaloom, a raggio variabile e prive di protezioni da alberi e precipizi, taluni a picco sul mare.
I piloti si stremavano in frenetici cambi di marcia, usurando freni e gomme, impegnando a fondo le monoposto da corsa, specie le pià pesanti e poderose, che nei lunghi rettilinei ai lati di Antignano si lanciavano a velocità impressionanti tra i pali e la rete aerea dei filobus.
Il "Circuito di Montenero"duro banco di prova per uomini e macchine, ricorda la conformazione del Nurburing in Germania, ma ha il fascino di essere incorniciato dal Mar Tirreno visibile da ogni parte del tracciato di gara, che saliva fino a 300 mt. di altezza al Valico del Castellaccio, che separa il versante nord con la splendida veduta panoramica di Livorno fino a Pisa, dal versante sud si allunga la vista fino all'Isola d'Elba ein giornate speciali si intravede la Corsica.
Apprezzato dagli squadroni tedeschi delle Mercedes 16 cilindri e delle strapotenti Auto Union a motore posteriore, era teatro di epici duelli con i ruggenti e agili bolidi rossi delle Alfa Romeo e delle Maserati, nei tempi in cui la Ferrari era ancora nei sogni dell'ingegner Enzo.
Erano sfide leggendarie di corridori del passato, tra i famosi rivali ed amici italiani Nuvolari e Varzi e gli assi germanici Caracciola e Rosemeyer, che a bordo di argentei e sibilanti "mostri" da 6 litri, con oltre 500 hp. raggiungevano velocità intorno ai 300 Kmh.
Titolato "Coppa Ciano" per il livornese medaglia d'oro con D'Annunzio, attirava migliaia di presenze, sportivi assiepati lungo il percorso, equipe di varie nazioni, staff di tecnici e meccanici, cronisti, ed i più amati piloti dell'epoca che simpatizzavano con il pubblico come il grande Tazio Nuvolari, amante di Livorno e vincitore di 5 coppe, ricordato dagli appassionati in un tornante del Castellaccio detto "curva Nuvolari", primo pilota ad intraversare il bolide prima delle curve derappando su 4 ruote!
Il circuito affascinava le folle e la "Montenero" era un grande evento, tecnico e sportivo eccezionale, irripetibile ai nostri tempi, su una fantastica pista ricavata tra mare e monti e che replicata nel tempo fu per due edizioni nel 1932 e nel 1934 il "Gran Premio d'Italia".

Adesso per gli "amatori" si ripetono gare organizzate che però non hanno senso competitivo rispetto alle "Formula" alle quali adesso siamo abituati.
Alla curva Nuvolari, ogni domenica mattina si ritrovano vari "ferraristi" per un aperitivo, per uno spuntino, per un incontro fra "vecchi leoni"
Il percorso sul mare è il medesimo che nel film "Il Sorpasso" con Vittorio Gassmann scritto da Risi con Ettore Scola e Ruggero Maccari che in uno spaccato di vita italiana degli anni del boom economico, visto tramite la figura di un uomo istrionico, irresponsabile.
Bruno Cortona, il personaggio di Gassmann, viaggia per le strade di Roma con la sua potente Lancia Aurelia Sport. Casualmente, Bruno incontra Roberto ( Trintignant) , uno studente universitario. Bruno, che trascorre le sue giornate tra un espediente e una corsa in macchina, è separato dalla moglie ed ha una figlia (Catherine Spaak).


Roberto, invece, è un giovane timido ed impacciato, affascinato dalla vita libera e spensierata condotta da Bruno e accetta di trascorrere la giornata con Bruno, che si prodiga in consigli di vita vissuta. I due passano da una tappa all'altra: un tabaccaio, un ristorante e finiscono per arrivare a Castiglioncello. L'indomani si vorrebbero recare a Viareggio. Il viaggio però finisce tragicamente, Bruno si lancia per strada a tutta velocità ma la macchina sbanda in una curva proprio sul Romito e Roberto rimane ucciso.
Simbolo di una generazione di gaudenti italiani in pieno boom economico la lancia Aurelia B24. Bruno Cortona fa diventare mito una vettura.
Nel 1955 la Lancia Aurelia B24 costa 2.822.000 lire.
Della prima serie ne vengono costruiti solo 240 esemplari, di cui 59 con guida a destra.
Nel 1956 (dal numero di telaio 1182) è la volta della versione più evoluta, la Convertibile Aurelia Gt 2500 America. Più comoda ma anche meno potente.
In totale, fino al 1958 furono costruite 521 esemplari di Convertibile.
Nel 1957 avere una B24 costava 2.922.000 lire.
Ed è forse questo il modello più popolare, merito anche del film. Il successo cinematografico elegge l’Aurelia “decappottabile e supercompressa”, come la definisce nel film Bruno Cortona - Vittorio Gassman, a emblema di quegli anni segnati dal mito della fuoriserie.
Interessante il fatto che 16 anni dopo, ancora Dino Risi, per raccontare con “Primo amore” il personaggio di un attore in pensione (Ugo Tognazzi) in cerca della sua giovinezza, ricorre nuovamente alla vecchia, cara, Convertibile.

Tornando al Sorpasso, contrariamente a quanto farebbe intendere l’epilogo tragico, l’automobile finita nel burrone di Calafuria, non era la Lancia ’Aurelia vista nelle scene, ma la sua “controfigura”, una Siata 1400 Cabriolet. In realtà, complice il bianco e nero della pellicola, nemmeno la B24 era sempre la stessa: per gli esterni se ne utilizza una celeste , mentre per le riprese in studio, un’altra color verde acqua. Entrambe sono ora di proprietà di privati.

Nessun commento:

Posta un commento