giovedì 14 giugno 2012

TOSCANA ED I DRAGHI



Dai tempi antichi a Santa Fiora si conserva il teschio di un animale che viveva nel Nilo.
Il teschio dell’ animale, ritenuto come ultimo drago del Medioevo, è conservato in una piccola teca nel Convento della Selva, a Santa Fiora, sul Monte Amiata.
Si dice che il mostro sia stato ucciso nel 1488 dal conte Guido Sforza di Santa Fiora, di un ramo degli Sforza lombardi.
L’ "animale", il cui solo cranio misura circa 40 centimetri di lunghezza, imperversava nei boschi e nei fiumi della zona fino al momento in cui Guido Sforza a cavallo lo uccise con la sua lancia.
La testa fu portata come trofeo di caccia.
Nel Convento è visibile solo la parte superiore del cranio, perché pare che l'altra metà fu donata e, poi perduta, alla Chiesa romana di Trinità dei Monti.
Sull'identità dell'animale del quale ci è rimasto questo reperto si è discusso molto.
 
Ora è stato identificato con certezza da John Thorbjarnarson, della Wildlife Conservation Society della Florida, autorità indiscussa in fatto di coccodrilli:
"Si tratta in realtà della parte superiore del cranio di un coccodrillo del Nilo. In quel periodo storico non risulta che questi animali vivessero in Italia, tranne nelle acque del Papireto e del Garraffello, presso Palermo"
Per l’ Occidente il drago è considerato un essere maligno, mentre in oriente è sempre stato considerato simbolo di forza e nobiltà.
Ma il conte Guido ha un legame con il primo e più famoso uccisore di draghi: San Giorgio.
Storicamente, San Giorgio fu un soldato romano in Palestina, il quale, avendo rifiutato di prestare sacrificio agli dei pagani, fu martirizzato sotto Decio o Diocleziano, nella seconda metà del II secolo dopo Cristo.
Poco dopo, Costantino nel 313 dichiarò la libertà di culto nell'Impero Romano, e divenne il primo imperatore cristiano.
Costantino amava farsi ritrarre in vesti militari mentre trafiggeva un serpente, raffigurante il paganesimo. Questa immagine, molto diffusa nei secoli seguenti, pare si trovasse anche sulla tomba di San Giorgio, e diede origine, verso il XII secolo, alla credenza che si trattasse invece del martire nell'atto di uccidere un drago.
Si suppone, quindi, che Guido da Santa Fiora professasse una venerazione particolare verso San Giorgio.
C’è così da notare che il racconto dell'uccisione dell’animale da parte del conte Guido è troppo simile a quella di San Giorgio per essere "originale".Un'antica leggenda dell'Amiata racconta anche che Guido fu amico di un nobile cavaliere di nome Giorgio.
Forse la leggenda gli fu dipinta addosso dopo la sua morte in onore alla sua venerazione?
E come arrivò il cranio di coccodrillo dal Nilo a Grosseto?
Si potrebbe ipotizzare che rettili portati dai Romani per gli spettacoli del Colosseo siano sopravvissuti per mille anni, ma ne sarebbero state necessarie intere famiglie.
Un animale fuggito da uno zoo itinerante?
O il cranio era un ricordino portato al conte e sul quale si inventò quello che adesso ci raccontiamo? Si potrebbero fare ulteriorivoli pindarici… Ma i draghi sono spariti.

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