domenica 26 agosto 2012

Il gallo di ferro battuto di Piacenza e altri galli!

A Piacenza nel 1908 venne fondata l'Istituzione Giuseppe Visconti di Modrone, una scuola/laboratorio dove si apprendeva l'arte del ferro battuto e dell'intaglio del legno e che ha permesso la formazione di tanti creatori diventati importanti.
Tra le botteghe artigiane del ferro battuto più conosciute c'è quella di Cesare Leonardi, l'ideatore del gallo grazzanese, tuttora in produzione.
Il gallo fu scelto come emblema del ferro battuto grazzanese dalla Regina Elena di Savoia che vedendolo esclamò " par che canti"....
La spiegazione dell' ideazione del gallo in ferro battuto viene data attraverso un aneddoto: un artigiano, leggendo il Vangelo, rimase colpito dal brano in cui l'apostolo Pietro rinnegava Cristo tre volte prima che il gallo cantasse e pensò di lavorare nel ferro un piccolo gallo alto cm.33 come gli anni di Gesù.
Pare che il duca Visconti invece preferisse una cicogna che, seppur bella,  non ha avuto la medesima fortuna del gallo. Infatti l'ammirazione della regina Elena valse, all'artigiano creatore, il titolo di "fornitore della casa Savoia".
Questa e altre botteghe in Grazzano Visconti ancora oggi producono le creazioni nei loro laboratori.
Fra tutta la produzione degli artigiani del ferro battuto il soggetto per antonomasia è diventato il piccolo gallo in posizione eretta e fiera. Esso era stato preso a simbolo di queste botteghe perchè, a parte la storia della sua ideazione, può dimostrare le capacità di questi artigiani che sono ormai diventati degli artisti. 
Alcuni galli sono esposti lungo via Carla Erba, ne siste anche uno sul tetto di una casa nella zona della Cortevecchia.
Altre botteghe, realizzano già dal 1860  lampadari, torcere, tavoli, sedie, fioriere e tutto quello che si può produrre con il ferro battuto.


 

lunedì 20 agosto 2012

Indovinello

Quale parola italiana è formata da cinque vocali e sedici consonanti?







L'Alfabeto!

lunedì 13 agosto 2012

Novella Parigini

Chi mi segue o mi conosce, sa che sto "compilando" diversi blog, uno dei quali dedicato ai gatti. Io non ho nessuna pretesa nell'informazione, ma sono una appassionata dell'immagine, dei colori e degli aneddoti personali e nel postare un gatto della famosa Novella Parigini non mi sono potuta accontentare del gatto... ma nel blog dei gatti non potevo ulteriormente scrivere di lei, così mi sono trasferita nel mio "almanacchiamo" e ritaglio un ulteriore spazio per questa pittrice che nel 1954, quando sono nata io!, andò  a New York dopo aver conseguito il diploma all'Accademia d'Arte a Parigi.
Toscana di Chiusi di famiglia nobile.
A New York è stata al centro del jet set e a Roma aveva lo studio in via Margutta..., come Moravia e tanti altri artisti. La Roma in cui ha vissuto Novella Parigini è quella di via Veneto dei film degli anni '50.

però lei si è distinta per quelle facce un pò così (gattofile), inconfondibili, sensuali e bambinesche.

domenica 12 agosto 2012

Barzelletta dedicata ai genovesi...



A Genova ad agosto, un bambino, figlio di genovesi si tuffa in acqua con il cappellino, arriva un'ondata che lo sommerge e lo butta sott'acqua.
Un turista che vede la scena si tuffa e lo porta fuori dall'acqua e praticandogli la respirazione bocca a bocca, lo salva.
Poco dopo arriva il padre:
- Scusi, è lei che ha salvato mio figlio?
ed il turista :- Si!,  - il padre :
- E il cappellino?

AGOSTO

Agosto, Moglie Mia Non ti Conosco 

è un romanzo di Achille Campanile la cui prima edizione è stata stampata nel 1930 e che sceglie come teatro un luogo di villeggiatura sul golfo di Napoli.
Un gruppo di villeggianti in una pensioncina dove il cibo è piuttosto di cattivo gusto, si intrecciano amori e amorazzi sullo sfondo.
Un naufragio. E belle donne, dongiovanni impenitenti, con cinture di castità, palombari…  fino alla fine della vacanza 

ma,

Agosto, Moglie Mia Non ti Conosco 

è anche uno dei più vecchi proverbi che io conosco.
Io credevo che stesse a significare che, quando le mogli sono in vacanza e i mariti in città.... potesse succedere di tutto perchè, in un certo modo autorizzati da una legge non scritta citata dal proverbio.

Poi invece scopro che un'antica credenza suggerisce che per gli uomini fosse  dannoso per la salute avere rapporti sessuali con temperature elevate!!! ma credo che questa fosse una distorsione di altri motivi...

Ma Esiodo racconta che Sirio proprio  nel mese di agosto rinvigorisce la passione delle donne per colpa di Canicula.
E per Canicula si intende nuovamente Sirio, la stella più luminosa che si può osservare subito al primo imbrunire.

Inoltre un anziano mi dice che un tempo si pensava che non fosse il momento ideale di generare un figlio, in agosto, semplicemente perchè sarebbe nato a maggio quando in realtà c'erano bisogno di braccia per i campi e quindi, per utilità di governo, la procreazione doveva essere o anticipata o procrastinata affinchè non impacciasse per le semine e i raccolti.
Meno male che questi conti non si fanno più!


sabato 11 agosto 2012

Bacco



Bacco, Baccus,  è il nome del dio del vino presso i Romani
Per i greci si chiamava Dioniso, era figlio di Zeus e della dea Semele, e le feste che gli venivano dedicate si chiamavano Dionisie.
Il suo culto passò dalla religione greca a quella romana all’inizio del II secolo a.C. e le feste venivano chiamate Baccanali, bacchanalibus..
A Roma il carattere orgiastico delle feste degenerò fino al punto in cui fu necessario proibirle nel 186 a.C.
Bacco, dio del vino, della vendemmia e dei vizi, è rappresentato come un uomo con dei pampini a mo’ di corona con una coppa di vino in mano.


Caravaggio. Credo che questo sia il dipinto, dedicato a Bacco, più famoso!


venerdì 10 agosto 2012

Carlo Rambaldi artista geniale


 Il papà di molti "personaggi" famosi non c'è più: 1925-2012
Arrivederci Carlo ci rivediamo lassù e chissà che cosa combinerai con gli angeli in paradiso!

Gli Enotri


Gli Enotri, antico popolo italico, erano stanziati nel sud d’Italia e precisamente nell’attuale Puglia/Basilicata e la parte più settentrionale della Calabria.

 Il termine "Enotrio" proviene presumibilmente dal vocabolo greco "oinos" (vino) che indicativa il territorio ricco di vigneti. E da ciò  derivò  Enotria come “Terra del Vino”, termine con cui i Greci indicavano l'Italia meridionale.



L'eroe al caffè , ancora TRILUSSA...

È stato al fronte, sì, ma col pensiero, 
però ti dà le spiegazioni esatte
delle battaglie che non ha mai fatte,
come vi fosse stato per davvero.

Dovresti vedere come combatte
nelle trincee d'Aragno! Che guerriero!
Tre sere fa, per prendere il Montenero,
ha rovesciato il bricco del latte!

Col suo sistema di combattimento
trova ch'è tutto facile: va a Pola,
entra a Trieste e ti bombarda Trento.

Spiana i monti, sfonda, spara, ammazza...
- Per me - borbotta - c'è una strada sola...
E intinge i biscotti nella tazza.

TRILUSSA

mercoledì 8 agosto 2012

Essere superstizioni non è più di moda?

Il gatto nero è diventato un must per la signorina snob, regalare fiori è diventato un modo orgiginale per far vedere che siamo donne emancipate...
Ma il bon ton recita che si debbono sempre fare regali a una puerpera, mai a un superiore e, solo dopo la chiusura dell'anno scolastico, alla maestra. Non si regalano oggetti costosi a un ricco, fiori ad un uomo - come appena su scritto -, fazzoletti, foulard, spille o oggetti appuntiti a chiunque, borsellini o portafogli se non con l'introduzione di un soldino.
Le ragioni per cui sono nate le superstizioni ormai sono lontane e, in genere, hanno significati particolari e/o magici che è difficile ricordare, possono essere anche la trasposizione fisica di alcuni rituali, che storicamente non erano visti di buon occhio.

Oggi come esempio porto le forbici che sono uno strumento che io uso tantissimo, veramente!
E non sono mai contenta perchè non sono mai sufficientemente arrotate o adatte al lavoro che sto facendo...

ecco:


- Se le forbici cadono a terra, prima di raccoglierle, si deve posarci il piede sopra per annullare il cattivo presagio
- Se si ricevono in regalo una spilla, un temperino, delle forbici o qualsiasi oggetto appuntito, o tagliente  si deve pungere con essi il donatore, oppure regalargli una simbolica monetina. Se non lsi fà ciò, si rischia di troncare il rapporto di affetto/amicizia
- Forbici, aghi e spille presi in prestito devono essere sempre restituiti perchè altrimenti si potrebbe litigare con la persona che ce li ha prestati...
e via di questo passo....
Se avete altre notizie in merito fatemele sapere.

TRILUSSA PER CUI....


Er solleone abbrucia la campagna,
la Cecala rifrigge la canzone
e er Grillo scocciatore l'accompagna.
"E' la solita lagna!"
dico fra me: ma poi
penso che pure noi,
chi più chi meno, semo tutti quanti
sonatori ambulanti.
Perchè ciavemo tutti in fonno ar core
la cantilena d'un ricordo antico
lasciato da una gioja o da un dolore.
Io, quella mia, me la risento spesso:
ve la potrei ridì...ma nu' la dico.


Non faccio er cantastorie de me stesso.
                                                             Trilussa
 



A Roma, fra le varie possibilità di ricordarsi di Trilussa c'è anche una piazza a lui dedicata, appunto piazza Trilussa che è posizionata tra lungotevere Raffaello Sanzio e via di Ponte Sisto.


lunedì 6 agosto 2012

Per tutte le brave cuoche del mondo....

dalla Domenica Quiz del tempo passato, non si sa quanto,a sicura la provenienza...
eccovi la vignetta:


sabato 4 agosto 2012

Cobò




Chicchicchirichi!… Chicchicchirichi!…
"Ecco il dì".
Cantano i galli di Cobò.
Il vecchio Cobò è sul suo letto che muore
fra poche ore.
Povero Cobò! Povero Cobò!
Ciangottano i pappagalli.
Addio Cobò! Addio Cobò!
E le galline:
cocococococococodè:
"oggi è per te"
cocococococococodè:
"Cobò tocca a te".
Le tortore piene di malinconia
si sono radunate in un cantuccio:
glu… glu… glu…
"non ti vedremo più".
I cani si aggirano mesti
con la coda ciondoloni, mugolando:
bau… bau… baubaubò:
"addio papà Cobò".
E i gatti miagolando:
gnai… gnai… gnai… fufù
"Mai… mai… mai più".
E le cornacchie:
gre gre gre gre
"anche a te, anche a te".
Fissando il capezzale
la civetta
veglia e aspetta.

di Aldo Palazzeschi

giovedì 2 agosto 2012

Lucciola

Lucciola, lucciola, vien da me,
ti darò il pan del re,
pan del re, della regina;
lucciola, lucciola, vieni vicina.

Attrabbacare il fosso...

Attrabaccare il fosso e cioè attraversare il fosso.
Bacco era la pietra che si metteva in mezzo ad un ruscello, o comunque in un piccolo corso d'acqua, per passare da una sponda all'altra senza bagnarsi i piedi.
La pietra ( il bacco) veniva messa all'incirca alla distanza di poco più di un passo.
Bacco era anche una misura di lunghezza, corrispondente a circa un metro,
Si usa dire anche "abbaccare" sempre per traversare e in Versilia si usa dire "bacco" per "fosso".