sabato 6 ottobre 2012

OROLOGIO A CUCU'

L'OROLOGGIO COR CUCU'
Trilussa

È un orologgio de legno
fatto con un congegno


ch'ogni mezz'ora s'apre uno sportello
e s'affaccia un ucello a fa' cuccù.
Lo tengo da trent'anni a capo al letto
e m'aricordo che da regazzetto
me divertiva come un giocarello.
M'incantavo a guardallo e avrei voluto
che l'ucelletto che faceva er verso
fosse scappato fòra ogni minuto...
Povero tempo perso!
Ogni tanto trovavo la magnera
de faje fa' cuccù per conto mio,
perchè spesso ero io
che giravo la sfera,
e allora li cuccù
nun finiveno più.
Mó l'orloggio cammina come allora:
ma, quanno vede lo sportello aperto
co' l'ucelletto che me dice l'ora,
nun me diverto più, nun me diverto...
Anzi me scoccia, e pare che me dia
un'impressione de malinconia...
E puro lui, der resto,
nun cià più la medesima allegria:
lavora quasi a stento,
o sorte troppo tardi e troppo presto
o resta mezzo fòra e mezzo drento:
e quer cuccù che me pareva un canto
oggi ne fa l'effetto d'un lamento.
Pare che dica: - Ar monno tutto passa,
tutto se logra, tutto se sconquassa:
se suda, se fatica,
se pena tanto, eppoi...
Cuccù, salute a noi!
 
Non so per quale affinità, o forse lo so,  a me Trilussa piace moltissimo e mi piace il romanesco soprattutto scritto/recitato/guardato nel mondo dell'arte dell'intrattenimento.... un pò meno nella realtà, nel senso che ritrovarmi con un burino vero che me la canta.... forse non sono in grado di reggere, ma forse è solo che sono toscana e come tale, si dice, c'abbiamo la puzza sotto il naso! :-)
Comunque a parte i miei modi di interpretare e vedere il romano, ho trovato la poesia del Trilussa rivista e tradotta in comasco e in altre lingue proprio qui:

domenica 26 agosto 2012

Il gallo di ferro battuto di Piacenza e altri galli!

A Piacenza nel 1908 venne fondata l'Istituzione Giuseppe Visconti di Modrone, una scuola/laboratorio dove si apprendeva l'arte del ferro battuto e dell'intaglio del legno e che ha permesso la formazione di tanti creatori diventati importanti.
Tra le botteghe artigiane del ferro battuto più conosciute c'è quella di Cesare Leonardi, l'ideatore del gallo grazzanese, tuttora in produzione.
Il gallo fu scelto come emblema del ferro battuto grazzanese dalla Regina Elena di Savoia che vedendolo esclamò " par che canti"....
La spiegazione dell' ideazione del gallo in ferro battuto viene data attraverso un aneddoto: un artigiano, leggendo il Vangelo, rimase colpito dal brano in cui l'apostolo Pietro rinnegava Cristo tre volte prima che il gallo cantasse e pensò di lavorare nel ferro un piccolo gallo alto cm.33 come gli anni di Gesù.
Pare che il duca Visconti invece preferisse una cicogna che, seppur bella,  non ha avuto la medesima fortuna del gallo. Infatti l'ammirazione della regina Elena valse, all'artigiano creatore, il titolo di "fornitore della casa Savoia".
Questa e altre botteghe in Grazzano Visconti ancora oggi producono le creazioni nei loro laboratori.
Fra tutta la produzione degli artigiani del ferro battuto il soggetto per antonomasia è diventato il piccolo gallo in posizione eretta e fiera. Esso era stato preso a simbolo di queste botteghe perchè, a parte la storia della sua ideazione, può dimostrare le capacità di questi artigiani che sono ormai diventati degli artisti. 
Alcuni galli sono esposti lungo via Carla Erba, ne siste anche uno sul tetto di una casa nella zona della Cortevecchia.
Altre botteghe, realizzano già dal 1860  lampadari, torcere, tavoli, sedie, fioriere e tutto quello che si può produrre con il ferro battuto.


 

lunedì 20 agosto 2012

Indovinello

Quale parola italiana è formata da cinque vocali e sedici consonanti?







L'Alfabeto!

lunedì 13 agosto 2012

Novella Parigini

Chi mi segue o mi conosce, sa che sto "compilando" diversi blog, uno dei quali dedicato ai gatti. Io non ho nessuna pretesa nell'informazione, ma sono una appassionata dell'immagine, dei colori e degli aneddoti personali e nel postare un gatto della famosa Novella Parigini non mi sono potuta accontentare del gatto... ma nel blog dei gatti non potevo ulteriormente scrivere di lei, così mi sono trasferita nel mio "almanacchiamo" e ritaglio un ulteriore spazio per questa pittrice che nel 1954, quando sono nata io!, andò  a New York dopo aver conseguito il diploma all'Accademia d'Arte a Parigi.
Toscana di Chiusi di famiglia nobile.
A New York è stata al centro del jet set e a Roma aveva lo studio in via Margutta..., come Moravia e tanti altri artisti. La Roma in cui ha vissuto Novella Parigini è quella di via Veneto dei film degli anni '50.

però lei si è distinta per quelle facce un pò così (gattofile), inconfondibili, sensuali e bambinesche.

domenica 12 agosto 2012

Barzelletta dedicata ai genovesi...



A Genova ad agosto, un bambino, figlio di genovesi si tuffa in acqua con il cappellino, arriva un'ondata che lo sommerge e lo butta sott'acqua.
Un turista che vede la scena si tuffa e lo porta fuori dall'acqua e praticandogli la respirazione bocca a bocca, lo salva.
Poco dopo arriva il padre:
- Scusi, è lei che ha salvato mio figlio?
ed il turista :- Si!,  - il padre :
- E il cappellino?

AGOSTO

Agosto, Moglie Mia Non ti Conosco 

è un romanzo di Achille Campanile la cui prima edizione è stata stampata nel 1930 e che sceglie come teatro un luogo di villeggiatura sul golfo di Napoli.
Un gruppo di villeggianti in una pensioncina dove il cibo è piuttosto di cattivo gusto, si intrecciano amori e amorazzi sullo sfondo.
Un naufragio. E belle donne, dongiovanni impenitenti, con cinture di castità, palombari…  fino alla fine della vacanza 

ma,

Agosto, Moglie Mia Non ti Conosco 

è anche uno dei più vecchi proverbi che io conosco.
Io credevo che stesse a significare che, quando le mogli sono in vacanza e i mariti in città.... potesse succedere di tutto perchè, in un certo modo autorizzati da una legge non scritta citata dal proverbio.

Poi invece scopro che un'antica credenza suggerisce che per gli uomini fosse  dannoso per la salute avere rapporti sessuali con temperature elevate!!! ma credo che questa fosse una distorsione di altri motivi...

Ma Esiodo racconta che Sirio proprio  nel mese di agosto rinvigorisce la passione delle donne per colpa di Canicula.
E per Canicula si intende nuovamente Sirio, la stella più luminosa che si può osservare subito al primo imbrunire.

Inoltre un anziano mi dice che un tempo si pensava che non fosse il momento ideale di generare un figlio, in agosto, semplicemente perchè sarebbe nato a maggio quando in realtà c'erano bisogno di braccia per i campi e quindi, per utilità di governo, la procreazione doveva essere o anticipata o procrastinata affinchè non impacciasse per le semine e i raccolti.
Meno male che questi conti non si fanno più!


sabato 11 agosto 2012

Bacco



Bacco, Baccus,  è il nome del dio del vino presso i Romani
Per i greci si chiamava Dioniso, era figlio di Zeus e della dea Semele, e le feste che gli venivano dedicate si chiamavano Dionisie.
Il suo culto passò dalla religione greca a quella romana all’inizio del II secolo a.C. e le feste venivano chiamate Baccanali, bacchanalibus..
A Roma il carattere orgiastico delle feste degenerò fino al punto in cui fu necessario proibirle nel 186 a.C.
Bacco, dio del vino, della vendemmia e dei vizi, è rappresentato come un uomo con dei pampini a mo’ di corona con una coppa di vino in mano.


Caravaggio. Credo che questo sia il dipinto, dedicato a Bacco, più famoso!


venerdì 10 agosto 2012

Carlo Rambaldi artista geniale


 Il papà di molti "personaggi" famosi non c'è più: 1925-2012
Arrivederci Carlo ci rivediamo lassù e chissà che cosa combinerai con gli angeli in paradiso!

Gli Enotri


Gli Enotri, antico popolo italico, erano stanziati nel sud d’Italia e precisamente nell’attuale Puglia/Basilicata e la parte più settentrionale della Calabria.

 Il termine "Enotrio" proviene presumibilmente dal vocabolo greco "oinos" (vino) che indicativa il territorio ricco di vigneti. E da ciò  derivò  Enotria come “Terra del Vino”, termine con cui i Greci indicavano l'Italia meridionale.



L'eroe al caffè , ancora TRILUSSA...

È stato al fronte, sì, ma col pensiero, 
però ti dà le spiegazioni esatte
delle battaglie che non ha mai fatte,
come vi fosse stato per davvero.

Dovresti vedere come combatte
nelle trincee d'Aragno! Che guerriero!
Tre sere fa, per prendere il Montenero,
ha rovesciato il bricco del latte!

Col suo sistema di combattimento
trova ch'è tutto facile: va a Pola,
entra a Trieste e ti bombarda Trento.

Spiana i monti, sfonda, spara, ammazza...
- Per me - borbotta - c'è una strada sola...
E intinge i biscotti nella tazza.

TRILUSSA

mercoledì 8 agosto 2012

Essere superstizioni non è più di moda?

Il gatto nero è diventato un must per la signorina snob, regalare fiori è diventato un modo orgiginale per far vedere che siamo donne emancipate...
Ma il bon ton recita che si debbono sempre fare regali a una puerpera, mai a un superiore e, solo dopo la chiusura dell'anno scolastico, alla maestra. Non si regalano oggetti costosi a un ricco, fiori ad un uomo - come appena su scritto -, fazzoletti, foulard, spille o oggetti appuntiti a chiunque, borsellini o portafogli se non con l'introduzione di un soldino.
Le ragioni per cui sono nate le superstizioni ormai sono lontane e, in genere, hanno significati particolari e/o magici che è difficile ricordare, possono essere anche la trasposizione fisica di alcuni rituali, che storicamente non erano visti di buon occhio.

Oggi come esempio porto le forbici che sono uno strumento che io uso tantissimo, veramente!
E non sono mai contenta perchè non sono mai sufficientemente arrotate o adatte al lavoro che sto facendo...

ecco:


- Se le forbici cadono a terra, prima di raccoglierle, si deve posarci il piede sopra per annullare il cattivo presagio
- Se si ricevono in regalo una spilla, un temperino, delle forbici o qualsiasi oggetto appuntito, o tagliente  si deve pungere con essi il donatore, oppure regalargli una simbolica monetina. Se non lsi fà ciò, si rischia di troncare il rapporto di affetto/amicizia
- Forbici, aghi e spille presi in prestito devono essere sempre restituiti perchè altrimenti si potrebbe litigare con la persona che ce li ha prestati...
e via di questo passo....
Se avete altre notizie in merito fatemele sapere.

TRILUSSA PER CUI....


Er solleone abbrucia la campagna,
la Cecala rifrigge la canzone
e er Grillo scocciatore l'accompagna.
"E' la solita lagna!"
dico fra me: ma poi
penso che pure noi,
chi più chi meno, semo tutti quanti
sonatori ambulanti.
Perchè ciavemo tutti in fonno ar core
la cantilena d'un ricordo antico
lasciato da una gioja o da un dolore.
Io, quella mia, me la risento spesso:
ve la potrei ridì...ma nu' la dico.


Non faccio er cantastorie de me stesso.
                                                             Trilussa
 



A Roma, fra le varie possibilità di ricordarsi di Trilussa c'è anche una piazza a lui dedicata, appunto piazza Trilussa che è posizionata tra lungotevere Raffaello Sanzio e via di Ponte Sisto.


lunedì 6 agosto 2012

Per tutte le brave cuoche del mondo....

dalla Domenica Quiz del tempo passato, non si sa quanto,a sicura la provenienza...
eccovi la vignetta:


sabato 4 agosto 2012

Cobò




Chicchicchirichi!… Chicchicchirichi!…
"Ecco il dì".
Cantano i galli di Cobò.
Il vecchio Cobò è sul suo letto che muore
fra poche ore.
Povero Cobò! Povero Cobò!
Ciangottano i pappagalli.
Addio Cobò! Addio Cobò!
E le galline:
cocococococococodè:
"oggi è per te"
cocococococococodè:
"Cobò tocca a te".
Le tortore piene di malinconia
si sono radunate in un cantuccio:
glu… glu… glu…
"non ti vedremo più".
I cani si aggirano mesti
con la coda ciondoloni, mugolando:
bau… bau… baubaubò:
"addio papà Cobò".
E i gatti miagolando:
gnai… gnai… gnai… fufù
"Mai… mai… mai più".
E le cornacchie:
gre gre gre gre
"anche a te, anche a te".
Fissando il capezzale
la civetta
veglia e aspetta.

di Aldo Palazzeschi

giovedì 2 agosto 2012

Lucciola

Lucciola, lucciola, vien da me,
ti darò il pan del re,
pan del re, della regina;
lucciola, lucciola, vieni vicina.

Attrabbacare il fosso...

Attrabaccare il fosso e cioè attraversare il fosso.
Bacco era la pietra che si metteva in mezzo ad un ruscello, o comunque in un piccolo corso d'acqua, per passare da una sponda all'altra senza bagnarsi i piedi.
La pietra ( il bacco) veniva messa all'incirca alla distanza di poco più di un passo.
Bacco era anche una misura di lunghezza, corrispondente a circa un metro,
Si usa dire anche "abbaccare" sempre per traversare e in Versilia si usa dire "bacco" per "fosso".


lunedì 30 luglio 2012

SALAME E E E E E E E

Ebbene sì, sono golosa. 
Sono golosa soprattutto di salame!
Un ipotetico ammiratore se si presentasse a me con un mazzo di fiori non avrebbe chance se ce ne fosse un altro con un cartoccio di salame!
Lo so è assurdo.
Impossibile che ci sia quello con il mazzo di fiori, figurarsi l'altro con il cartoccio di salame!
Oggi sono stata al supermercato e fra le altre cose che ho comprato mi sono lasciata irretire da qualche offerta civetta fra cui c'era una confezione (confezioncina ina di 60 gr.) di salame... milanese.
Ho pensato: voilà un panino!
E poi, in casa, l'ho messo in frigo.


Stasera ci sarà insalata di pollo e patate, fredda. Ma mi sono detta che mi stava bene uno stuzzichino prima. Cosa mangiare? 
Apro il frigo.
Gli occhi mi si ingrandiscono! Uhmmmm il salame!
Mi faccio una specie di aperitivo: bicchiere di vino e salame e un morso di pane. ovviamentoe il bicchiere del vino sarebbe dovuto essere 1/2, e le fettine di salame max 2.
Mi vergogno a dire che il bicchiere è diventato due volte 1/2 e il salame: TUTTO!
Una fettina tira l'altra, un pò di pane e un pò di vino e il pane per compagnia.
Potrei anche non cenare adesso.
Se ci fosse ancora mia zia direbbe che ho la gola "pelosa" che non so cosa significasse, ma comunque per noi in casa avrebbe voluto dire che sono "ghiotta".
Ebben sì. E' vero. Nessuno è perfetto...

domenica 29 luglio 2012

Arri arri cavallino

Arri, arri, cavallino,
mena l'asino al mulino,
il mulino è rovinato,
il mugnaio s'è impiccato, 
s'è impiccato alla catena,
la su' moglie fa la cena;
fa la cena ad un bel mimmi
che si chiama Biribissi:
Biribissi è andato in Francia

con la spada e con la lancia,
e con un cortello in mano,
a ammazzare il capitano,
capitano di Cortona,
dove fa l'erba bona;
l'erba bona 'un fa finocchio,
il cittino ha male a un occhio;
occhio e occhiale,
mena l'asino a rinferrare;
rinferra la rinferratura, 
mena l'asino alle mura;
le mura son del pievano, 
con tre staia di grano;
tre di bigio e tre dirosso,
fuggi pecora ecco l'orso.


Nel leggere questa ed altre filastrocche ormai passate di moda, altre dimenticate proprio, viene da domadarsi come nascessero le idee e le parole così concatenate che spesso hanno un balzo di fantasia non male!

giovedì 26 luglio 2012

Ti ho mangiato per allegria.....

Stasera cena fredda.
Estate, cose golose e fresche.
Mi sono preparata un'insalata di pomodori e nell'affettarli mi sono dovuta fermare perchè c'era un pomodoro che mi sorrideva. Sì, proprio così!
Allora sono andata a prendere la fotocamera e voilà, il pomodoro eccolo qua.


L'ho mangiato per ultimo, ma l'ho mangiato!

martedì 24 luglio 2012

Leonardo da Vinci e l'unità di misura del vino...



Leonardo cresciuto nelle campagne della provincia ebbe per il paesaggio toscano un'ammirazione profonda. Lo stupivano il lavoro del contadino, le curve e la bellezza della natura intorno a lui e grazie a questo suo apprezzamento ebbe a dire:


"Et però credo che molta felicità sia agli uomini che nascono dove si trovano vini buoni"

venerdì 13 luglio 2012

Salsa agresta o aceto ebraico


Questa è un'antichissima preparazione che troviamo già nella Bibbia.
Per la preparazione occorre uva bianca acerba.
Si lava e si asciuga l'uva con cura. Si staccano gli acini, si schiacciano e si spremono passandoli su di un setaccio scartando così le bucce e i semi.
Si raqccoglie il succo ottenuto in un recipiente adatto al fuoco e si fa bollire piano piano. Con la schiumarola si pulisce il succo e si fa cuocere finchè il liquido si sarà addensato per due terzi.
Togliere dal fuoco e lasciar raffreddare. Questo composto si chiama agresto.
Quando è completamente freddo si versa in una bottiglia che dovremo chiudere ben benee conservarla in luogo fresco ed asciutto. Si accompagna con pollame in genere. particolarmente indicato per anatre, i bolliti e gli arrosti e può essere mischiata con altre salse.

mercoledì 11 luglio 2012

Brigidini di Lamporecchio

I brigidini devono il loro nome a Santa Brigida, una nobildonna che aveva preso i voti abbandonando la corte di Svezia e che nell'andare in pellegrinaggio verso Roma si fermò in Toscana.
Quindi il nome della santa è legato prosaicamente a dei docetti, appunto, che in ogni fiera ed ogni mercato sono tutt'ora presenti.
La Santa si era fermata tra Firenze e Pistoia, a Lamporecchio sotto il vescovado di Pisa, dove le suore si dedicavano alla preparaqzione delle ostie per la messa di molte parrocchie del territorio.
In occasione delle feste le suore cominciarono a preparare delle cialde "profane", aggiungendo un pò di miele, qualche uovo e l'aroma dell'anice. Le ostie "dolci" piacquero molto e si chiamarono "Brigidini".
A fine pasto, i brigidini assieme ad un bicchiere di Moscato ( magari un pò di :-) vin santo?), sono una ghiottoneria!





Una donnina piccina picciò


           C'era una volta una donnina
piccina picciò,
che aveva una gallina
piccina piccina picciò,
che fece un ovino
piccino piccino picciò;
allora la donnina
piccina piccina picciò,
si fece una frittatina
piccina piccina picciò,
e la mise sulla finestrina
piccina piccina picciò,
venne una moschina,
piccina piccina picciò,
e così la donnina
piccina piccina picciò,
senza niente restò.

martedì 10 luglio 2012

dal vino che uno beve si riconosce chi è...





Il maestro beve acqua,
la monaca acqua e vino,
la zitella vino e acqua,
la massaia un bicchier di vino,
il dottore due di quello buono,
il contadino tre di quello genuino,
il fattore quattro di quello rubato,
il prete cinque di quello migliore,
il frate sei: come si trova,
il facchino sette di quello battezzato,
il sacrestano otto di quello vecchio,

il becchino nove di quello avanzato.....



salsa spumosa col vino

Ingredienti:
  •  un uovo
  • un quarto di vino bianco secco
  • un cucchiaino di farina
  • un cucchiaino di zuccheroùdue fettine di limone 
  • un pizzico di cannella                                                                                                                                                                                                                                                                                In un tegame si mettono gli ingredienti, si amalgamano bene e si pongono sul fuoco dove si lavorano rapidamente sbattendoli bene con un mestolo di legno fino a quando la crema comincia  a montare. Non deve bollire mai!A questo punto si versa in una scodella continuando a lavorarla con il mestolo per qualche minuto in modo da ottenere una crema omogenea, poi si mette in una salsiera e si può accompagnare a carne o pesce alla griglia.

lunedì 9 luglio 2012

LA DIETA


Doppo che ho rinnegato pasta e pane,
so' dieci giorni che nun calo, eppure
resisto, soffro e seguito le cure...
me pare 'n anno e so' du' settimane.
 
Nemmanco dormo più, le notti sane,
pe' damme er conciabbocca a le torture,
le passo a immagina' le svojature
co' la lingua de fòra come un cane.
 
Ma vale poi la pena de soffrì
lontano da 'na tavola e 'na sedia
pensanno che se deve da morì?
 
Nun è pe' fa' er fanatico romano;
però de fronte a 'sto campa' d'inedia,
mejo morì co' la forchetta in mano!
 
                                          Aldo Fabrizi